[Intervista] #4 Una pausa di lettura intervista Chiara Panzuti
Buongiorno
PausaLettori, quarto appuntamento con la rubrica "Intervista all'autrice". Oggi sono felicissima di ospitare Chiara
Panzuti. Chiara è un'autrice al suo esordio. Il suo libro
, Absence -Il gioco dei quattro , uscito il primo giugno con Fazi
Editore , è un libro
straordinario che va a toccare la nostra più grande paura , quella
di non esistere agli occhi degli altri .Leggi
la mia recensione di Absence.
INTERVISTA:
- Ciao Chiara, Absence è un libro dalla trama molto originale, da dove nasce l’idea?
L’idea
è nata diverso tempo fa. All’epoca sentivo l’esigenza di
trattare un tema che mi stava molto a cuore, e che prendeva in esame
l’invisibilità, metaforica, che si prova a volte nei confronti del
mondo esterno. Voleva essere un modo per toccare tematiche quali
l’identità, la realizzazione di sé, ma anche il cambiamento, la
solitudine e la rabbia. È così che l’invisibilità da metaforica
è diventata reale, e nel tempo sono nate e si sono sviluppate le
avventure dei personaggi di Absence.
- Prima nasce l’idea e poi Absence. Ci racconti qualche curiosità sulla sua stesura?
Absence
è stato un libro molto lavorato già dalla sua prima “idea”
iniziale. Durante la stesura si è rivelato difficile equilibrare gli
aspetti introspettivi e quelli d’azione, senza contare le
spiegazioni più pratiche in merito al discorso dell’invisibilità.
Insomma, il lavoro ha richiesto tanto impegno, ma soprattutto tanti
consigli, e mai come in questo caso mi sono resa conto di quanto sia
utile avere il sostegno e l’esperienza di un lettore esterno.
- L’idea di Absence, nasce da un’esperienza vissuta in prima persona?
Mi
sono sentita invisibile tante volte, in passato, ma soprattutto è
stato doloroso non riuscire ad esprimere me stessa, e trovare persone
disposte a capire e ascoltare. Penso sia un passaggio comune quando
si è adolescenti, ma credo che oggi più di ieri questo problema di
comunicazione stia diventando parte di noi. La nostra identità è
affidata a strumenti che non parlano davvero di noi, e questo fa
“sbiadire” chi siamo veramente.
- Cos’è per te L’invisibilità oggi?
Penso
che l’invisibilità sia una sofferenza diffusa, così come la lotta
per evitarla. Siamo diventati schiavi di strumenti che ci aiutano a
essere “visibili”, ma senza di essi ritroviamo la bussola? È un
discorso ampio, che non vuole accusare o generalizzare, c’è chi
avverte maggiormente questo problema e chi ne è del tutto immune.
Penso però che standoci vicini in maniera “reale” potremmo
rattoppare molte mancanze.
- I quattro protagonisti di Absence sono diversi tra loro. C’è qualcosa di te in ognuno di loro?
Credo
che ci sia un po’ di me in ognuno loro, sì. Per quanto la voce
narrante sia quella di Faith, non mi riconosco soltanto in lei. Ad
esempio, sento di avere un legame “speciale” con Scott. Forse
perché è un gran chiacchierone e cerca di vedere sempre il lato
positivo della vita
- Chi è il tuo personaggio preferito tra Faith, Scott, Jared e Christabel?
Decisamente
Scott. Hahaha!
- Certe volte mi chiedo se oggi giorno identifichiamo la nostra visibilità in base ai “Like”, in quanto la nostra paura più grande è quella di non esistere agli occhi degli altri, come la pensi a tal merito?
I
social network sono la “miglior disgrazia” dei nostri tempi.
Premetto che anche io li utilizzo, e che quindi parlo in base alla
mia esperienza, al mio sentito, sondando le emozioni e le esigenze
che provo quando sono in rete. Facebook è diventato la nostra
identità e quindi, se vogliamo, anche il nostro modo per essere
visibili. Senza “like” a volte ci intristiamo, perché quello che
postiamo è il nostro modo di comunicare, la nostra voglia di
comunicare. Se un paesaggio che vedo mi fa battere il cuore, al
giorno d’oggi, vorrei che facesse battere il cuore ad altre mille
persone, e il metodo più veloce non è più raccontarlo, imprimerlo,
sentirlo, bensì… renderlo pubblico. Viviamo la nostra vita su una
piattaforma in cui si può condividere tutto, anche il dolore, tanto
che la condivisione è diventata obbligatoria, è diventato l’unico
modo per esserci. La domanda quindi sorge spontanea: una cosa non
condivisa, una cosa “invisibile” a tutti, ha ancora importanza?
Ciò
che vedo, sento e provo, se non lo condivido con gli altri… è
reale? Mantiene la sua essenza?
A
volte mi chiedo (anche in base alle mie distrazioni, alle mie
esigenze, al mio modo di vivere i social network) dov’è finita
l’identità delle cose.
- Absence nasce come una trilogia o lo diventa dopo?
E’
una storia che nasce come trilogia, perché ogni libro tratta, in
maniera più o meno approfondita, un tema particolare che verte
attorno all’essere invisibili e al recuperare la propria identità.
- Ci puoi svelare qualche piccola curiosità sul secondo libro della serie?
Il
secondo libro si concentrerà su un tema più sottile, che in parte
include la rabbia e il bisogno di ritrovare il proprio posto nel
mondo. Il percorso della protagonista, tuttavia, sarà diverso dal
primo volume, e questo perché il suo modo di “vedere” sta
cambiando, e anche le sue esigenze sono diverse. Ci sarà meno
introspezione e più azione. Ma l’obiettivo è quello di mantenere
ben salda l’attenzione sul cambiamento che sta avvenendo, e spero
di riuscire a far trapelare questo aspetto della rabbia, che “parla
poco ma esprime tanto”.
- Se la tua “io” di oggi dovesse dare un consiglio alla tua “io” di ieri, cosa le diresti?
Andrà
tutto bene.
Ringrazio Chiara per averci dedicato il suo tempo e svelato qualche curiosità
a presto con altre interviste !!!
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